sabato 27 dicembre 2014

Stati d'animo al bicchiere

Natale. 
Può essere dolce, salato, amaro, con qualche nota acida o piccante, ma è Natale. 
Per tutti. 
Indipendentemente dalla nota prevalente, questo giorno è solitamente caratterizzato da pranzi o cene in compagnia, a suon di lasagne e altri piatti succulenti, che talvolta vengono cucinati unicamente in occasione di questa ricorrenza. 
Nei giorni precedenti l'avvento, la casa fu un susseguirsi di prove, riprove, assaggi e riassaggi, delle preparazioni che avrei presentato in occasione del pranzo più abbondante dell'anno. 
Optai per qualcosa di alternativo, un po' più light e orientato verso la cucina vegetariana. 
Durante la "maratona" del 24, 25 e 26 dicembre, servii alcuni dei piatti tradizionali, alternati a stuzzichini e preparazioni più leggere, per evitare che la metà degli ospiti si alzasse dal tavolo rotolando come una pallina. 
In questo piccolo antipasto, cercai di racchiudere tutti i gusti/stati d'animo che caratterizzano il Natale.
La nota insolitamente forte e piccante della zucchina senapata, l'amaro dell'oliva taggiasca, la sapidità del cappero, la morbidezza e scioglievolezza della melanzana al forno e, dulcis in fundo, la burrosità della mozzarella di bufala, rafforzata dalla dolcezza del ciliegino caramellato. 
Detti modo ad ognuno dei commensali, compresa me, di scegliere in questo semplice bicchiere, le note che avrebbero avuto il compito, per un giorno, di donare un esplosione di stati d'animo alle papille gustative, e non solo. 







Ingredienti per 10 bicchierini:

2 zucchine scure
10 olive taggiasche
5 mozzarelline di bufala
3 fette di melanzana violetta, alte 1,5 cm
5 pomodori ciliegini 
20 capperi salati
olio evo qb
senape inglese qb
sale qb
pepe qb 
zucchero di canna qb


Tagliate le mozzarelline a metà e lasciatele riposare in un colino. 
Salate le melanzane e lasciatele riposare a parte, in un altro colino, con un peso sopra. 
Pulite le zucchine e tagliatele a tocchetti, fateli saltare in una padella con poco olio per circa 5-6 minuti, finché non saranno morbide. 
Salate e pepate, lasciatele raffreddare. 
Trascorsi circa 20 minuti, premete le fette di melanzana con il dorso della mano, asciugatele e informatele spennellate di olio a 200°, per circa 10 minuti, su carta forno. 
Controllate comunque che siano dorate ma non bruciate. 
In un padellino a parte fate rosolare, a fiamma viva, i pomodorini tagliati a metà, appoggiandoli dalla parte del taglio. 
Dopo qualche minuto aggiungete i capperi e le olive, salate ed aggiungete un cucchiaino di zucchero di canna. 
Fate caramellare e lasciateli coperti, a riposare. 
Fate una crema di zucchine con il frullatore ad immersione, aggiungete 1/4 di cucchiaino di senape inglese (è molto forte), sale e pepe, regolando la sapidità a seconda dei vostri gusti. 
A me piace che la senape si senta.
Tagliate le fette di melanzana in 4.
Adesso componete i bicchieri, mettendo alla base la purea di zucchine senapata, al centro la semisfera di bufala, la cialda di melanzana, il pomodorino caramellato con olive e capperi. 
Potete servirlo a temperatura ambiente, per cui è un'ottima idea anche se preparata in anticipo. 



sabato 20 dicembre 2014

Delizia natalizia

Era qualche settimana che, a ritmo costante, i miei mangioni chiedevano dolci alle pere, marmellata di pere, pasta cacio e pere, qualsiasi cosa che avesse come ingrediente principale questo frutto. 
Pur essendo dolci, si prestano benissimo anche a preparazioni salate, fornendo una varietà di idee per il loro utilizzo. 
Il periodo pre-natalizio permette di reperire un'ampia varietà di prodotti, qualitativamente eccellenti, al punto di trovarsi al supermercato e non riuscire a decidere se, dei 10 tipi di pere disponibili, uno sia più o meno adatto ad un dolce. 
Abituata a trovarne non più di 5 qualità, decisi di fermarmi qualche minuto di fronte alle cassette di frutta, per scovare qualche nota informativa sul mio smartphone. 
Passarono un paio di minuti, finché fui riportata al pianeta terra da un carrello che mi travolse in piena corsa, urtandomi i talloni e sfilandomi una scarpa.
Sbracciai, cercai di tenermi in piedi, inciampai, accennai una parola poco signorile mentre tentavo di vedere chi diavolo mi fosse venuto addosso, e caddi rovinosamente sulle cassette delle pere Williams, facendone rotolare a terra un centinaio. 
Passarono un paio di secondi, in cui pensai cose del tipo "Oddio che figura!", "Adesso lo meno!", "E ora chi le raccoglie?!", "Domani mi trasferisco su Marte".
Mi feci coraggio, alzai gli occhi immaginando di dover contare le persone divertite dal mio show, ma fui attratta da un bambino di circa 8 anni che, nascosto dietro al suo carrello, stava cercando disperatamente un viso conosciuto, sicuramente quello della madre. 
Aveva l'aria vagamente divertita, ma sopraffatta dal panico di trovarsi solo, ad aver combinato un guaio.
Mi guardava di sbieco, con l'aria di chi l'ha fatta grossa, nascondendo le guanciotte rosse e paffute nella sciarpa di lana oversize.
Misi subito da parte le paroline, riservate ad un rallista da supermercato adulto, mi misi in ginocchio e gli chiesi se aveva voglia di aiutarmi a raccogliere le pere.
Sollevato dal fatto di non vedermi arrabbiata mi sorrise, mi aiutò a raccogliere le Williams cadute, ed aspettammo che la mamma tornasse dal reparto gastronomia.
Tenni da parte un po' dei frutti caduti, oggetto della mia ennesima figura da maldestra, e mi diressi alle casse, notando solo allora le facce divertite dei rallisti adulti.






Ingredienti:

3 uova
160 gr farina 00
130 gr zucchero di canna
1 bustina di lievito chimico
30 gr olio di semi
40 gr latte
1 cucchiaio di cacao amaro
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
1 pera Williams
1 pizzico di sale 

Pelate la pera, tagliatela a dadini piccoli e raccoglieteli in una terrina, infarinandoli leggermente.
Montate gli albumi con il sale, fino ad ottenere un composto fermissimo.
Montate anche i tuorli con lo zucchero, aggiungete l'olio, il latte, la farina, il cacao e le spezie, amalgamando bene con le fruste.
Con un cucchiaio di legno incorporate gli albumi e successivamente il lievito, sempre con movimenti dal basso verso l'alto. 
Aggiungete anche le pere, scosse prima dalla farina in eccesso. 
Rivestite il fondo di uno stampo da 24 cm con della carta forno, versate il composto ed infornate a 160° per 40-45 minuti, avendo cura di posizionala sul piano basso.
Lasciate raffreddare bene prima di servirla, da sola per la prima colazione o con crema inglese per il dessert. 
Tenderà a sbriciolarsi leggermente, perché il composto rimane abbastanza morbido per la presenza della frutta. Ma, raccogliere le briciole, è proprio il suo bello. 



sabato 13 dicembre 2014

Una perfetta insalata invernale

L'inverno è decisamente arrivato e, come preannunciano i telegiornali, si farà ancora più pungente nelle prossime settimane. 
In Toscana splende ancora il sole, motivo per cui mi concedo, soprattutto a pranzo, qualche insalata. 
Chi mi conosce o segue sui social, avrà avuto modo di fare la conoscenza del mio pelosetto, Walter, il nuovo padrone di casa.
La sua presenza ha interamente assorbito i già rari momenti di relax a casa, coinvolgendomi in giochi, corse per i corridoi, coccole e colpi di spazzola, visto il suo foltissimo pelo bianco.
Non è rara, inoltre, la sua partecipazione attiva ai miei deliri culinari, come nella preparazione di questa insalata.
Avevo appena sistemato la spesa in frigo, quella mattina, cercando di schivarlo mentre si divertiva a saltellare dentro e fuori dalle buste, passando continuamente fra i miei piedi. 
Riuscii ad allacciare il mio grembiule rosso, sfoderare i miei coltelli nuovissimi, forgiati a mano, ed iniziare a tagliare la carne, per la preparazione. 
Walter era sparito, facendo intendere che si fosse addormentato in chissà quale angolo della casa.
Avevo quasi completato la mia julienne di pollo, quando sentii tirare i pantaloni, affondare non so quante unghie in una gamba, sentire un "miaaaaooo" lunghissimo, e scorgere Walter arrampicato all'altezza della natica, in attesa dell'attimo giusto per saltare sul banco di cucina.
Sentivo un dolore pazzesco, avevo le mani sporche di carne, ma non riuscii a fare altro che scoppiare ridere, gridando più volte il suo nome, nella speranza che capisse che doveva mollare la mia mela!
Dondolai invano, finché decisi di piegarmi per farlo appoggiare sulla sedia, dove decise di attendere il suo pezzetto di pollo, permettendomi di completare, non del tutto illesa, il mio pranzo.






Ingredienti:

1/4 cespo di iceberg
1 fetta di pane raffermo
50 gr pancetta affumicata 
70 gr petto di pollo
1 spicchio d'aglio
sale qb
pepe qb
olio evo qb

Per la maionese:

1 uovo
100 gr olio di semi
sale qb
succo di limone qb
senape qb
salsa Worchester 5 gocce


Lavate l'insalata e tagliatela a pezzi grandi, irregolari.
Tagliate il pane a cubotti e fateli dorare in forno con poco sale, pepe e un filo di olio, finché risulteranno dorati in superficie. 
In un padellino, fate dorare bene la pancetta, ci vorranno circa 5-7 minuti a fiamma alta, finché avrà tirato fuori tutto il grasso e rimarrà croccante. 
Versatela in un colino e lasciatela asciugare. 
Preparate la maionese sbattendo l'uovo ed aggiungendo a filo l'olio. Una volta montata, aggiungete sale, limone, senape e salsa Worchester. Assaggiatela per regolare il sapore, la Worchester è piuttosto saporita. 
Nella stessa padella della pancetta, senza aggiungere altro grasso, fate cuocere la fettina di pollo,salate e pepate a fine cottura. Tagliate poi a listarelle.
Componete l'insalata, inserendo alla base di una ciotola l'insalata, aggiungete il pollo, i crostoni di pane, qualche goccia di maionese e la pancetta alla fine. Servite con altra maionese a parte.


sabato 6 dicembre 2014

Biscottoni ripieni con fichi, noci e mele disidratate

A noi blogger, capita spezzo di "zigzagare" fra siti e gruppi di cucina, sui social.
Ormai diciamo la verità, 'sta cucina è un po' una moda. 
Quella di fotografare cibo e postarlo in rete è diventata, per alcuni, una vera e propria malattia... Poi, che il piatto meriti la foto e la condivisione, beh! 
Anche io ammetto, soprattutto all'inizio della mia avventura di blogger, ormai risalente al 2006, di aver pubblicato foto che definirei "particolari".
Della serie: "Ruby, specifica il nome perché neanche un cane da tartufi capisce cosa cavolo ci hai messo dentro!"
Avrei potuto dire che era arte contemporanea, ma non sono sicura che qualcuno ci avrebbe creduto.
Esistono mille proverbi toscani a giustificazione di quegli orrori: vivi e lascia vivere, non si nasce imparati, chi si fece gli affari suoi campò 100 anni!
Fortunatamente dagli errori si impara e ci si evolve, così che gli orrori gastronomici e fotografici si sono ridotti, ma ancora non estinti del tutto, per quanto mi riguarda.
A parte i corsi amatoriali e professionali, lo studio sui libri e le innumerevoli prove a casa, una fonte da cui apprendere è proprio il web.
Si può imparare moltissimo sulla cucina, la fotografia, la cura dei piatti e della presentazione, dalle colleghe blogger. 
Una da cui ho molto da imparare, è proprio Emanuela, da cui ho tratto, reinterpretato e provato questa ricetta.
Finché sono arrivata a produrre questa bontà.
Ispirata dalla ricetta di Pane, burro e alici.







Ingredienti:

150 gr farina di farro
50 gr zucchero
1 uovo
1 cucchiaio di olio evo
1 cucchiaio di acqua
1 pizzico di sale fino
marmellata di fichi qb (meglio se homemade)
noci sgusciate qb
mele disidratate qb


In una ciotola impastate, con la punta delle dita, la farina, lo zucchero, l'uovo, il sale, l'olio e l'acqua.
Formate una palla soda, avvolgetela in pellicola trasparente e fatela riposare in frigo per 20 minuti.
Intanto spezzettate con le mani le noci, una manciata basterà. Aggiungete qualche fettina di mela, anch'essa spezzata con le mani, e mescolate.
Prelevate la pasta, appiattitela leggermente con le mani e, fra due fogli di carta forno, stendetela con il mattarello.
Ottenuto un rettangolo più o meno regolare, spalmatelo di marmellata di fichi (non esagerate, altrimenti uscirà in cottura), e la frutta secca che avete spezzato.
Aiutandovi con la carta forno sotto l'impasto, arrotolate fino a formare un cilindro, facendo attenzione che il ripieno non esca durante l'operazione.
Sigillate i bordi ed infornate a 180° per circa 15 minuti, controllando sempre che non si bruci niente.
Sfornate e tagliate i biscotti con un coltello molto affilato, quando ancora sono caldi. 
Tanto lo so che vi siete leccate il ditino, per raccogliere le briciole sul tagliere, durante il taglio!

sabato 29 novembre 2014

Frolle integrali con pere, mascarpone e nocciole

Ero reduce da una serata in compagnia delle amiche.
Per questo motivo, la mattina dopo, mi presentai a lezione con un paio di occhialoni neri, accertandomi di aver indossato quelli da cui non si intravedono gli occhi.
Indossai la divisa da lavoro, il grembiule, il mio cappello da chef, non rendendomi conto che gli altri cuochi mi stavano osservando divertiti, vedendomi ancora con gli occhiali neri da moscone. 
Dopo qualche secondo (i riflessi erano ancora piuttosto rallentati), alzai lo sguardo verso di loro che, avendo lasciato in sospeso quello che stavano facendo, si stavano godendo l'esilarante spettacolo. 
Mi sfilai gli occhiali coraggiosa e, puntando il pavimento per non far notare troppo le occhiaie, entrai in cucina, dove la chef ci stava aspettando.
Fu la giornata della pasta frolla: dolce, salata, con frutta o creme, tradizionale o alternativa. 
La chef lasciò ampio spazio a chi, come me, ha difficoltà a seguire alla lettera le schede tecniche, senza mettere qualcosa di suo. 
Lessi la scheda, acquisii le nozioni base per una corretta esecuzione, e mi diressi verso la dispensa, in cerca di qualche ispirazione.
Sono sempre molto attratta dalle farine integrali, perché conferiscono alle preparazioni quel gusto e spessore un po' rustico e casalingo.
Raccolsi le idee, gli ingredienti, cercai di svegliare i due neuroni rimasti sobri dalla sera prima, e mi misi all'opera.
Una volta sfornate ed impiattate, dovetti affrettarmi a fotografare le tartellette, prima che venissero divorate dai colleghi e dalla chef, che si complimentarono per l'ottimo risultato.






Ingredienti per 3 tartellette:

100 gr farina integrale
1 uovo
50 gr burro
50 gr zucchero di canna
sale qb
1 pera media (Abate o Kaiser)
100 gr mascarpone
20 gr nocciole tostate

In una ciotola impastate la farina, l'uovo,30 gr di zucchero, il burro morbido e il sale. Formate una palla, avvolgetela in pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per mezz'ora.
Intanto lavate, sbucciate e pulite la pera, tagliandola a tocchetti di circa un centimetro. 
Lasciatela a bagno in acqua acidulata, con un cucchiaio di zucchero (per non perdere la dolcezza).
Frantumate le nocciole in modo grossolano, mescolate con lo zucchero rimasto, il mascarpone e le pere sgocciolate ed asciugate.
Spennellate 3 stampi da tartellette con del burro, stendete la pasta all'interno,avendo cura di farla aderire bene agli stampi, e versate qualche cucchiaiata di composto alla pera. Infornate a 220° per circa 20 minuti, controllando la doratura del ripieno. 
Sfornate e lasciate intiepidire, prima di sformarle. 
Cospargete le tartellette di zucchero a velo o cacao amaro e servite con un buon tè.

mercoledì 26 novembre 2014

Tagliatelle di crepes rustiche con carciofi e purea di zucca allo zenzero

Ero appena tornata dalla Polonia dove, stranamente, trovai un clima caldo e soleggiato, atipico per il periodo e la latitudine a cui mi trovavo.
In quella settimana ebbi modo di sperimentare alcuni piatti tipici, che solitamente cerco di assaggiare quando sono all'estero.
Essendo la Polonia un paese piuttosto freddo e umido, le zuppe sono una pietanza che viene proposta nei ristoranti, come antipasto o portata principale, accompagnata da ravioli. 
Ne provai molte: di verdure, carne o segale, ed ero felice come una bambina quando mi venivano servite all'interno di un guscio di pane.
Tornando a casa mi venne voglia di qualcosa di diverso, caldo e gustoso come una zuppa, ma dalla consistenza diversa.
Nel tragitto da Bergamo a casa (se vinco il Superenalotto, giuro che costruisco una pista di atterraggio di fronte a casa!), cercai di tenermi sveglia e attenta, concentrandomi su un piatto che avrebbe potuto scaldarmi come una zuppa ma che, allo stesso tempo, non fosse troppo difficile e lungo da elaborare.
Feci appena in tempo a bloccare la signora dell'alimentari vicino casa.
Bussai ripetutamente alla porta chiusa finché, mossa forse a compassione, mi fece entrare.
Arraffai le cose che mi sarebbero servite per preparare ciò che avevo programmato durante il rientro, e corsi a casa a prepararlo.





Ingredienti per 2 persone:

100 gr farina mista di grano saraceno e farro (Mulino Spadoni)
1 uovo
220 ml latte
1 rametto di rosmarino
1/2 cucchiaino di zenzero
100 gr zucca gialla
1 carciofo
1 spicchio d'aglio
brodo vegetale leggero qb (io dado Bimby)
burro qb
olio evo qb
sale qb
pepe qb

In una ciotola ed aiutandovi con una frusta, mescolate la farina, l'uovo e il latte, fino ad ottenere una pastella densa e senza grumi. Tritate gli aghi di rosmarino, aggiungeteli al composto e lasciate riposare in frigo.
Lavate, pulite e tagliate il carciofo a dadini piccoli, tritate lo spicchio d'aglio e mettete tutto in una larga padella.
Aggiungete un filo di olio e fate rosolare a fiamma viva, per circa 5 minuti.
Se fosse necessario aggiungete un cucchiaio di brodo vegetale.
A fine cottura salate e pepate.
Pulite la zucca e tagliatela a dadini, lessatela in poca acqua.
Quando avrà raggiunto una consistenza piuttosto morbida e comincerà a rompersi sarà cotta, aggiungete sale e zenzero e frullate con il minipimer. 
In  un padellino da crepes oppure uno antiaderente del diametro di 24 cm fate scaldare un piccolissimo riccio di burro, su fuoco moderato.
Cuocete le crepes versando un mestolo di impasto per volta, che dovrebbe essere sufficiente per 6 crespelle.
Sovrapponetele e lasciatele freddare, mentre apparecchiate, coperte da pellicola trasparente,in modo che l'umidità che si forma all'interno le mantenga morbide.
Su un tagliere arrotolate tutte le crepes sovrapposte, e tagliatele dello spessore di un cm.
Saltatele per un minuto nella padella dei carciofi, aggiungendo un cucchiaio o due di brodo, se asciugassero.
Servite la crema di zucca piccante sulla base oppure al lato di un piatto piano, formate un mucchietto di tagliatelle al centro e guarnite con i carciofi.


Con questo piatto partecipo al contest natalizio di AIFB, "Taste Abruzzo, it'sXmas Time", con i Cereali e grani speciali, nella speranza che questa ricetta scaldi il cuore della giuria, così come ha scaldato il mio.






martedì 11 novembre 2014

Fregola tostata con pere e crema di ricotta salata

E' stata la prima volta, per me, al Salone del Gusto di Torino.
Riuscii a prenotare un albergo a Giugno, immaginando che sarebbero stati giorni pieni di lavoro, per i torinesi.
Persino le amiche mi presero in giro, chiedendomi come mai avevo prenotato con così tanto anticipo, visto che andavo a Torino "solo" per il Salone.
La mia previdenza fu premiata. 
Mi resi conto, appena arrivata, della moltitudine di persone presenti in città, arrivate in occasione del weekend del buon cibo.
Fu interessante notare la diversità dei soggetti che affollavano la manifestazione, in quei giorni.
C'erano appassionati e ristoratori... Erano presenti anche noti imprenditori del settore, pubblicitari, cameraman di tv locali e nazionali. 
Quelli che mi divertirono maggiormente, furono i mangiatori cronici, in cerca di qualsiasi cosa offrissero gli stand, ovviamente "aggratis"!
Si intrufolavano tra le persone, dribblavano noi blogger, impegnate a fotografare prodotti di ogni parte del mondo, allungavano le mani, passando di fronte all'obiettivo delle macchine fotografiche e TAC!
Sgraffignavano ogni tartina, cioccolatino, crostino o pezzetto di salame riuscissero a farsi appiccicare alle manine.
Immaginate che sconquasso, passare da un tartufino fondente ad una birra doppio malto, al salmone norvegese e, per finire in bellezza, a un bel pezzo di pecorino, accompagnato da un passito!
Furono due giorni intensi e meravigliosi, in cui riuscii a comprare un bel po' di prodotti.
Durante il viaggio di rientro chiamai Claudia, che accettò con piacere il mio invito ad assaggiare il mio "bottino di guerra".





Ingredienti per 2 persone:

6 cucchiai di fregola sarda tostata (io Artinpasta)
1 pera Abate
1/2 cipolla bianca
1 cucchiaio di crema di ricotta salata (L'Asquanta di Latteria Angelina)
olio evo qb
brodo vegetale leggero qb (io dado Bimby)
pepe qb

Pelate e tritate la cipolla. Fatela soffriggere in una casseruola con un filo di olio evo, aggiungendo un mestolo di brodo per non farla colorare.
Fatela cuocere a fuoco basso per qualche minuto.
Intanto sbucciate 3/4 di pera, lasciando qualche fetta per la decorazione. Tagliate il resto a dadini, avendo cura di fare questa operazione bagnando con un po' di succo di limone il frutto.
Aggiungete alla cipolla la fregola, fatela tostare per qualche minuto, girando con un mestolo di legno.
A questo punto aggiungete il brodo vegetale e fate cuocere per 5 minuti, controllando che non si attacchi sul fondo. 
Terminate la cottura della fregola (circa 8-10 minuti), aggiungendo anche i dadini di pera, in modo che si insaporisca e che finisca di assorbire il brodo.
All'ultimo momento aggiungete la crema di ricotta salata, mantecate e servite subito, guarnendo con la pera lasciata da parte e una macinata di pepe nero.


sabato 8 novembre 2014

Polenta di fagioli Zolfini con rape stufate

I giorni passati, nonostante il calo delle temperature, sono stati assolati.
I turisti "nordici", in vacanza in Toscana, camminerebbero ancora indossando bermuda ed infradito, mentre noi italiani iniziamo a sfoderare piumini, stivali e foulard, per proteggere il collo dalla brezza mattutina.
Anche la tavola cambia: le fresche insalate, le paste fredde, i gelati e le birre ghiacciate, vengono sostituite da verdure stufate, zuppe, torte morbide ed ottimi vini rossi, tipici della nostra zona. 
Questo piatto è nato per caso: quella sera avevo voglia di una preparazione a base di polenta, che mi scaldasse, dopo un pomeriggio (gelido) passato a camminare per le vie del centro.
Ricordavo di aver comprato, qualche tempo prima, della buonissima farina di mais, macinata grossa e addizionata di farina di grano saraceno.
Avrebbe fatto da companatico perfetto, per le rape che avevo appena acquistato.
Peccato che, come capita frequentemente, i miei acquisti gastronomici compulsivi mi avevano fatto dimenticare che, quella farina di mais, era stata comprata chissà quanto tempo fa, ed era scaduta in dispensa.
Fu una specie di lutto, visto che l'avevo scovata in un piccolo negozio in Piemonte, pagandola una fortuna.
Superato il momento di dispiacere, non mi persi d'animo: pensai a quel punto di unire le rape (ortaggio onnipresente sulle tavole del sud), con qualcosa di toscano, consolidando con una ricetta calda ed avvolgente, le mie origini tosco-pugliesi.
Fu così che nacque questo buonissimo piatto unico, unendo il fagiolo Zolfino del Pratomagno (proveniente dal Val d'Arno) alle rape (il cui profumo porta i miei ricordi alla casa di mia nonna, in Puglia). 






Ingredienti per 2 persone:

100 gr fagioli Zolfini
1 mazzo di rape 
1 cipolla bianca
2 spicchi d'aglio
1 peperoncino secco
sale qb
olio evo qb
pepe nero qb

Macinate i fagioli, fino ad ottenere un farina.
Pulite e lavate bene le rape, eliminando le coste troppo dure e le foglie rovinate.
Tagliate le rape a pezzi piuttosto grossi, o lasciate le foglie intere, in caso siano piccole e tenere, premetele dentro una pentola abbastanza capiente, lasciandole bagnate dell'acqua di lavaggio.
Pulite e tagliate la cipolla a fette sottili, fate lo stesso con uno spicchio di aglio.
Metteteli in pentola con le rape. 
Aggiungete il peperoncino aperto a metà, versate un filo di olio e fate cuocere a fiamma bassa, girando spesso, per circa 30 - 40 minuti.
Le rape dovrebbero stufare senza dover aggiungere altri liquidi, ma aggiungete qualche cucchiaio di acqua, se necessario.
In un'altra pentola mettete la farina di Zolfini e circa 400 gr di acqua.
Pulite l'altro spicchio di aglio ed aggiungetelo alla farina di fagioli.
Fate cuocere la farinata a fuoco basso, per circa 30 minuti, girando spesso ed aggiungendo altra acqua, se necessario.
A fine cottura, salate leggermente sia le rape che i fagioli, facendo attenzione alla naturale sapidità dei due alimenti.
Se i fagioli dovessero risultare granulosi, frullate qualche secondo la minestra con il minipimer, per renderla morbida e vellutata.
Servite la passata di fagioli in un piatto fondo, aggiungendo al centro un turbante di rape stufate.
Spolverate con pepe nero e versate un filo di olio. 
Servite come piatto unico, se volete accompagnando con un crostone di pane grigliato.

martedì 28 ottobre 2014

Torta coccolosa

Daniela mi commissionò questo dolce, in occasione di una cena che avrebbe organizzato a casa sua, per conoscere i futuri suoceri.
Se la cava piuttosto bene ai fornelli, cucina piatti tipici toscani e, devo dire, le vengono davvero deliziosi.
Sui dolci invece fatica un po', riuscendo spesso a portare a tavola cose di poco superiori a una suoletta da scarpe zuccherata.
Corsi in suo aiuto, preparandole una torta che fosse buona, ma allo stesso semplice e dall'aspetto casalingo, così che potesse eventualmente millantare d’averla fatta lei.Ultimamente il tempo a disposizione per me e la mia cucina è diminuito, così pensai di prepararne due, una per lei ed una per me.
Consegnai a Daniela il dolce nel tardo pomeriggio, in modo che potesse organizzarsi al meglio, prima che arrivassero il futuro “maritozzo” (giusto per rimanere in materia di pasticceria), in compagnia dei suoi genitori.
Lasciai anche il mio intonso fino al giorno successivo, riuscendo magicamente a non assaggiarne neanche una fetta. Lo feci di proposito, per aspettare con la giusta carica e curiosità il verdetto degli ospiti che Daniela aveva ricevuto la sera prima. 
Appena alzata, la mattina dopo, feci un ultimo sforzo, guardando nuovamente il dolce, senza però oltrepassare la distanza di sicurezza, oltre la quale sarebbe sicuramente scappato un morsetto sulla glassa.
Passai la mattinata in cucina per un corso, dimenticando per qualche ora telefono e tablet nell'armadietto, ma ricordandomi perfettamente che lei (la torta) era ancora lì ad aspettarmi, per l'assaggio che avrebbe finalmente messo fine alla mia curiosità, nonché placato la mia golosità cronica.
Una volta terminata la lezione su brunoise, dadolate e julienne di verdure, mi diressi nuovamente verso il telefono, notando sul display un messaggio di Daniela: «Ho fatto un figurone amica, adesso però mi devi assolutamente insegnare a farla. La suocera vuole sapere qual'è il segreto!»
Scoppiai a ridere, presupponendo che, se avesse incontrato i gusti dei commensali, sarebbero stati curiosi di conoscere la preparazione.
Le risposi, dicendole che le avrei rivelato quando avrei insegnato lei a farla, solo dopo averne mangiato una grande fetta.
Chiusi il telefono e mi diressi a casa, dove gustai una fetta gigantesca di questa torta, premiandomi per il successo riscosso.








Ingredienti:

250 farina di cocco
4 uova
50 gr farina
200 gr zucchero (io fruttosio)
170 gr yogurt greco
85 gr latte + qb per la glassa
1 bustina di lievito vanigliato
100 gr cioccolato fondente

Rompete le uova in una grande ciotola e montatele con le fruste elettriche, insieme allo zucchero.
Aggiungete la farina di cocco, la farina, lo yogurt e il latte, amalgamando sempre con la frusta.
Aggiungete infine il lievito per dolci, mescolando l'impasto questa volta con un cucchiaio di legno, dal basso verso l'alto.
Foderate il fondo di uno stampo a cerniera con carta da forno e lasciate cuocere per 35-40 minuti a 170°.
Lasciate raffreddare il dolce.
Una volta freddo, sformate il dolce e preparate la glassa.
Sciogliete a bagnomaria il cioccolato con un paio di cucchiai di latte, facendo attenzione che il composto non diventi troppo liquido (altrimenti non rimane stabile finché è caldo).
Una volta ottenuta una crema, versatela sulla torta e lasciate un paio di ore a temperatura ambiente, in modo che la copertura si rapprenda ma rimanga morbida al taglio.
Servite anche il giorno dopo, sarà buonissima!


martedì 21 ottobre 2014

Cous Cous di kamut con cavolfiore speziato

Ottobre è solitamente il mese in cui, verso ora di cena, la casa viene invasa da profumi avvolgenti. Parlo di quegli aromi caldi, rotondi, che portano immediatamente al pensiero immagini di zuppe, stufati, arrosti e risotti. 
Questi piatti ci accompagnano solitamente fino al periodo primaverile, per poi cedere il passo sapori più freschi e frizzanti, adatti a dare il benvenuto alla stagione calda.
... Ma quella è appena finita, per cui, concentriamoci sull'autunno e su episodi di questo periodo.
Cucinai questa portata in una in una insolitamente calda giornata di ottobre, ribaltando completamente quelle che finora erano state le abitudini che la stagione autunnale richiede. 
I minuscoli raggi di sole, che filtravano dalle persiane di camera, lasciavano presagire il bel tempo, e, pur essendo in un periodo abbastanza rilassante, mi alzai di buon ora. 
Mi concessi una soddisfacente colazione, godendo della vista sul parco che la finestra, di fronte al tavolo, mi regalava.
Mi vestiii con una maxi tuta, scarpe da tennis ed uscii, dirigendomi a piedi verso casa di mia madre.
Durante il tragitto la chiamai per assicurarmi che fosse sveglia, e conclusi rapidamente la telefonata per ascoltare il cinguettio degli uccellini che svolazzavano da un albero all'altro, nel viale di casa.
Arrivata da lei si aprì uno scenario tutt'altro che rilassato, ben diverso da quello che avevo percorso, durante il tragitto.
Era già sveglia come un grillo, ma incavolata come una vespa ronzante, dentro ad una cucina ove pareva esplosa una bomba commestibile: farina, zucchero e pezzetti di pasta a brandelli erano sparpagliati ovunque.
Mi aprì la porta lasciando tracce di impasto sulla maniglia (che maglia avesse non era a sapersi, sepolta com'era da vari strati alimentari) 
Prese a travolgermi di domande e risposte (spesso si domanda cose e si risponde prima che qualcun altro lo possa fare. Ha un metodo affinato di soliloqui, per queste cose).
Fra le mille cose dette in preda al delirio, riuscii a capire solo qualcosa del tipo: "Ma quel deficiente che ha scritto 'sto libro di ricette non lo sa che se metto le zollette di zucchero nell'impasto le fruste me le scaraventano addosso?".
Evidentemente il deficiente lo ignorava...
Appena riuscii a trovare una pausa nella sua mitragliata di parole, le chiesi perché mai avesse messo le zollette nell'impasto.
Volete sapere la risposta? 
"Guarda non ti ci mettere anche tu! Leggi! Perché lo chef strapagato milioni di euro ha scritto Zucchero QB, a CUBETTI!"
Scoppiai in una risata così forte da piegarmi con le mani sulla pancia, mentre mia madre continuava a guardarmi a tratti infastidita, a tratti divertita da ciò che lei stessa aveva combinato con quelle zollette di zucchero.
Passammo tutta la mattina a pulire il suo disastro, depennando la passeggiata all'aria aperta, ma concedendoci poi come premio questo buonissimo cous cous.





Ingredienti per 2 persone:

1/2 cavolfiore piccolo
100 gr Cous Cous di kamut
2 cucchiai uvetta 
2 cucchiai di pinoli
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di paprika forte
1/2 cucchiaino di aglio disidratato 
Olio evo qb
Dado vegetale qb
Pepe qb
Prezzolo qb

Pulite e tagliate le cimette del cavolo, lasciandole a bagno in acqua fredda per qualche minuto.
Ammollate in una tazza di acqua calda l'uvetta.
Sbollentate in poca acqua salata le cime di cavolo, ancora meglio se le cuocete al vapore, lasciandole croccanti.
In una larga padella antiaderente tostate i pinoli girandoli spesso, lasciandoli successivamente da parte.
Cuocete il cous cous di kamut secondo le indicazioni della confezione, sostituendo però l'acqua con il brodo vegetale.
Una volta pronto, scaldate un filo di olio nella stessa padella dove avete tostato i pinoli, aggiungete la verdura, l'uvetta sgocciolata, la curcuma, la paprika e l'aglio disidratato. Lasciate saltare per 5 minuti, bagnando con pochissima acqua, se dovesse essere necessario.
Aggiungete il cous cous, il pepe, il prezzemolo tritato e i pinoli, fate saltare un minuto e servite subito. 



lunedì 13 ottobre 2014

Plumcake banana e cocco

Erano anni che desideravo un’esperienza simile.
Con pazienza, costanza e vero desiderio, sono riuscita ad aggiudicarmi questo meraviglioso viaggio.
La Tanzania è un paese dai mille colori, ricchissimo di animali di ogni specie. Senza averla vista non si riesce a capire quanto sia meravigliosa.
Per l’innumerevole quantità di animali che ho avuto occasione di vedere in quei giorni, il paragone che mi è saltato in mente, quando le amiche mi hanno chiesto se avevo visto animali, è stato: “Ho visto animali?! Sembrava di essere alla Notte Bianca!”.
Dalle mie parti, la Notte Bianca è un momento in cui, personalmente, scelgo di “migrare” fuori città, evitando nervosismi inutili dati dal fiume di persone che vi si riversa fino a notte fonda.
Quest’anno è stata organizzata in settembre, momento in cui ero presa da un’altra Notte Bianca, quella colorata ed incredibilmente affascinante degli animali della Savana.
Fra le tante esperienze incredibili (compreso un piccolo incidente in Jeep che ci ha costretti a scendere con due ghepardi che ci guardavano incuriositi, a solo 30 metri di distanza), uno dei momenti della giornata più suggestivi era il tardo pomeriggio, in cui mi perdevo guardando il sole dalla tenda dove alloggiavo, nel parco del Serengeti.
Pur essendo in un campo attrezzato in mezzo alla Savana, non c'era acqua (ci lavavamo con delle specie di buste/flebo che arrivavano da non si sa dove), corrente elettrica (i capelli erano ormai rasta, perché il sole scende presto e la temperatura arriva anche a 5 gradi) e tutte le comodità a cui siamo abituati, il rientro dalla giornata di Safari era sempre un momento in cui venivamo coccolati dallo staff.
Ci accoglievano con salviette bagnate con acqua calda, ci facevano accomodare su sedie comode, avvolgendoci le gambe in una coperta beige e, mentre ci riscaldavamo le mani di fronte ad un grande fuoco circolare (per tenere lontani gli animali feroci), ci servivano dell’ottimo vino rosso del sud Africa, accompagnato dal loro banana bread.
Ho adorato il banana bread ognuno di quei giorni, come ogni gesto di quel rituale, che mi permetteva di non perdere neanche un attimo dei più bei tramonti del mondo.
Rientrata a casa ho voluto risentire quel profumo, quel gusto, che mi ha ricordato un po’ della Mia Africa.





Ingredienti:

200 gr banane mature
2 uova
1 vasetto di yogurt bianco (io magro)
50 gr olio di semi
100 gr miele millefiori
100 gr farina 
100 cocco disidratato
50 gr di crusca di avena
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 cucchiaio di fiocchi di avena

Frullate le banane e versatele in una ciotola capiente.
Aggiungete le uova, il miele e sbattete il composto con le fruste.
Successivamente incorporate la farina, la crusca di avena, il cocco e l'olio, continuando a mescolare.
Aggiungete lo yogurt e il lievito, amalgamando il tutto e formando un composto rustico ma omogeneo.
Oliate uno stampo da plumcake, versatevi il composto e cospargete con i fiocchi d'avena e lo zucchero di canna.
Infornate a 180° per 45 minuti, sul piano basso del forno.
Lasciate raffreddare prima di sformare il dolce.

mercoledì 1 ottobre 2014

Marmellata di zizzole

Mi lanciai sull'albero colmo di zizzole appena scesa dall'auto, schivando Johnny che mi stava aspettando a braccia aperte.
A settembre, come tradizione vuole, ci riuniamo tutti alla Marroneta, per il pranzo di rientro dalle vacanze estive. 
Solitamente aspettiamo che l'aria si faccia un po' più fresca, così che il rito della raccolta di fichi, zizzole e castagne (se siamo fortunati) ci faccia passare il weekend senza troppe punture di insetti.
Era ormai passato un mese e mezzo dall'ultima volta che ci eravamo visti, così Johnny pensava che il mio interesse, solitamente rivolto più alla natura che alle persone (nonostante voglia a tutti molto bene), fosse quello di riabbracciarli.
Così non fu: attraversando il parco per arrivare al parcheggio, dove avrei lasciato l'auto per un paio di giorni, fui attratta da un enorme albero così colmo di zizzole che non riuscii a trattenermi dal correre a recuperare una busta per il raccolto.
Ecco che, ridicolizzandomi come mio solito, passai almeno un paio d'ore appiccicata alla pianta, scegliendo i frutti più maturi.
Ne mangiammo parecchie in quella giornata, mentre giocavamo a freccette o durante le sfide a Burraco.
Fortuna volle che una piccola busta rimase in disparte.
Durante la serata, mentre noi ragazze aspettavamo che i maschietti preparassero la brace per il barbecue, trasformai i frutti rimasti in una deliziosa marmellata, che finì la mattina successiva, a colazione.






Ingredienti:

250 gr zizzole
130 gr zucchero
1 cucchiaio di calvados
1cucchiaino di succo di limone

Lavare le zizzole sotto l'acqua corrente, strofinandole bene con le mani.
Con una pinzetta (quella per le sopracciglia va benissimo) togliete il picciolo ad ognuna.
Tritate i frutti finemente e mettete la purea in una pentola.
Aggiungete gli altri ingredienti e fate cuocere per circa 40 minuti mescolando spesso, per evitare che si attacchi al fondo.
Versate in vasetti piccoli, capovolgete e fateli raffreddare prima di conservarli.

mercoledì 24 settembre 2014

Quinoa profumata con lenticchie

Chi mi conosce bene sa quanto ami stare ai fornelli, inventare, pasticciare e infornare, oltre che mangiare e compiacermi (con un pizzico di presunzione) di fronte a chi apprezza la mia cucina.
Dopo le scarpe (come ogni donna che si rispetti), amo collezionare libri e riviste di cucina, che rileggo anche più volte, a distanza di tempo, per rinfrescare la mente sulle tecniche di base.
Una cosa però che non riesco a fare (ed anche questo, chi mi conosce, lo sa bene) è seguire ricette da libri o riviste, lasciando sempre una buona parte di improvvisazione ai piatti che presento.
Una delle domande più stimolanti si presenta al sabato, giornata in cui spesso ho ospiti a cena. "Cosa gli prepari di buono?" - Chiedono gli amici.
A quel punto sgrano gli occhi accenno a sudare e farfuglio un po', alternando una sequenza di bah, mah, ehm, uhm, beh. Manco m'avessero scoperta a rubare il miele.
E' sempre così, quando ho ospiti a casa non riesco (a meno che qualcuno non faccia richieste specifiche) a pianificare preventivamente un menù. 
Prendo spunto facendo la spesa, acquistando prodotti che a mio gusto possono abbinarsi fra loro, contemplando la globalità del menù più che ogni singolo piatto.
Una regola però c'è, quella di non azzardare, utilizzando materie prime che non ho mai trattato.
Avendo un'attitudine piuttosto marcata all'improvvisazione in cucina, ho necessità di mantenere almeno questa regola, evitando di presentare perfetti fallimenti culinari (e magari rovinare amicizie).
La quinoa, fino a poco tempo fa, rientrava fra quegli alimenti tabù, da sperimentare in solitudine, in modo da criticarmi in caso di disastro.
Lucia mi chiese di sperimentarla, visto che a lei piace molto ma non ha molta dimestichezza in cucina. 
Stava cercando qualche idea per non prepararla solo secondo la ricetta scritta sulla confezione, così la testai e, dopo essermi auto-compiaciuta, le passai questa ricetta.





Ingredienti per 2 persone:

150 gr quinoa bianca
6 cucchiai di lenticchie stufate
1/2 lime
dado vegetale qb (io dado Bimby)
pepe qb
olio evo qb
scaglie di parmigiano

Lavate la quinoa sotto l'acqua corrente (è un'operazione importante).
Cuocetela successivamente come indicato sulla confezione, aggiungendo all'acqua un po'di dado vegetale, per renderla più gustosa.
In una padella versate un filo di olio e le lenticchie che avrete precedentemente stufato con uno spicchio di aglio e qualche fettina di cipolla. 
Saltatele un minuto a fuoco vivo, aggiungete la quinoa che avrà assorbito il brodo e il succo di lime.
Spegnete e lasciate riposare per qualche minuto, in modo che i sapori si amalgamino.
Servite in un piatto fondo, guarnite con le scaglie di parmigiano e una spolverata di pepe macinato al momento.