mercoledì 25 febbraio 2015

Brunoise di zucchine con salsa di yogurt, senape e semi di coriandolo

"Pole dance? Cos'è, il tormentone radiofonico della prossima estate?"
Risposi così a Valentina, quando mi propose di partecipare ad una lezione prova. 
Mi chiamò un pomeriggio, dopo tanto tempo che non ci vedevamo, per propormi di partecipare con lei ad un nuovo corso che si sarebbe tenuto il giorno successivo, vicino casa mia. 
Non sapevo dell'esistenza di una palestra specializzata in questa disciplina e, colta alla sprovvista (mentre impastavo la focaccia), non realizzai di cosa si trattasse. 
Felice di averla sentita, ed altrettanto felice di poter passare qualche ora in sua compagnia, le dissi che l'avrei accompagnata. partecipando alla lezione che, secondo lei, avrebbe fatto ritrovare la "Wonder Woman" che è in me.
Ci perdemmo chiacchierando di altri argomenti, e mi limitai a chiederle solamente cosa avrei dovuto portare con me e a che ora mi sarei dovuta presentare di fronte alla palestra.
Dopo la lezione sarebbe stata mia ospite così, il pomeriggio successivo, lasciai qualcosa di pronto in frigo, da poter servire al momento del nostro arrivo, per cena. 
Arrivai alle 19.00 all'indirizzo, con il mio solito anticipo, ed entrai per aspettarla al caldo.
Due ragazze piuttosto muscolose stavano montando dei pali altissimi, al centro di un'enorme stanza, fissandoli in modo secondo me non troppo sicuro a terra e al soffitto. 
Fu solo in quel momento che ricordai di aver visto, in qualche trasmissione televisiva, le evoluzioni di alcune "Wonder Woman" professioniste. 
Feci un grande sospiro pensando che, se solo avessi realizzato che era proprio QUELLA Pole dance, avrei dovuto ubriacarmi prima di andare a fare quelle figuracce, così da rimuovere qualsiasi ricordo della lezione. 
Ci divertimmo nonostante i lividi e le cadute, tornammo a casa ridendo come due bambine e ci dicemmo, davanti a questo delizioso piatto, che la Pole dance non è proprio roba per noi!





Ingredienti per 2 persone:

1 zucchina tenera biologica
100 gr di yogurt greco
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaino di bacche di coriandolo
1 cucchiaino di senape dolce
olio evo qb
sale qb
bacche di pepe rosa in salamoia qb

Lavate bene la zucchina, lasciandola a bagno qualche minuto in acqua e bicarbonato.
Pulitela e tagliatela a brunoise (dadini piccoli circa 2 mm).
In una ciotola emulsionate lo yogurt, il limone, il coriandolo, sale, senape ed aggiungete un filo di olio. 
A questo punto mescolate le zucchine alla salsa e lasciate riposare in frigo per un paio di ore. 
Servite le zucchine in coppette o bicchierini e guarnite con qualche bacca di pepe rosa in salamoia. 

sabato 21 febbraio 2015

Carciofo nel carciofo, con profumo di arancia

Eravamo, da circa un mese, impegnate nella realizzazione di uno dei tanti progetti culinari. 
Ci venne in mente di collaborare una sera, a cena, perché si sa, la tavola è il luogo dove spesso si prendono grandi decisioni.
Era una delle nostre cene fra amiche dove, un bicchiere di sangue degli dei accompagnato da un po' di battute allegre, fecero scorrere la serata. 
Scherzando ci dicemmo che avremo potuto collaborare insieme, un giorno. E così fu. 
Dopo poco tempo concretizzammo ciò che ci eravamo dette a cena, quella sera.
Cercammo così di ritagliare, almeno una volta alla settimana, mezza giornata da dedicare al nostro progetto. 
Iniziammo con fogli bianchi, su cui scrivemmo la nostra idea e, mixando le pagine riempite, venne fuori quello che volevamo. 
Il decimo sarebbe stato l'ultimo incontro di messa a punto del progetto, prima di proporre sul mercato il frutto di ore e ore di lavoro.
Fu proprio in occasione di quella scadenza, che arrivammo all'ora di cena in un attimo, senza renderci conto del tempo che passava, impegnate a rendere il tutto perfetto.
Decisi così, arrivate le otto di sera, di far trasferire Chiara e il suo pc in cucina, in modo che potessi lavorare con lei ed allo stesso tempo preparare qualcosa da mettere sotto i denti. 
Riuscimmo a lavorare un'altra ora, soddisfatte, prima che uscissero dal forno questi fumanti carciofi.
Stappai un buon Franciacorta e finalmente potemmo brindare, felici, al nostro nuovo progetto.







Ingredienti per due persone:

4 mammole
1 uovo
1 cucchiaio di fiocchi d'avena
10 mandorle
1/2 arancia bio
1 spicchio d'aglio
sale qb
pepe qb
olio evo qb

Pulite i carciofi, scartando le foglie più esterne e tagliando i gambi alla base.
Pelate i gambi fino ad arrivare al tenero e tagliate le punte dei cuori di carciofo, lasciando solo la parte più morbida.
Lasciateli a mollo in acqua acidulata.
Fate bollire una pentola con acqua leggermente salata, a cui aggiungerete la scorza di mezza arancia.
Cuocete i carciofi e i suoi gambi abbastanza al dente, Scolateli, prelevandoli delicatamente e lasciandoli qualche minuto su una griglia, per eliminare l'acqua.
Tenete da parte la scorza di arancia e un bicchiere dell'acqua di cottura dei carciofi.
Scaldate un padellino con uno spicchio di aglio ed un filo di olio, saltate i gambi tagliati a pezzetti, insieme alla scorza di arancia, usata per la bollitura.
Abbassate la fiamma dopo qualche minuto, aggiungete un po' di acqua di cottura e lasciate cuocere altri 5 minuti, finché non si sarà assorbita tutta.
In una ciotola sbattete un uovo, salate, pepate ed aggiungete un cucchiaio di fiocchi d'avena.
Frullate a crema i gambi, insieme alla scorza di arancia e all'aglio. Amalgamate la purea al composto di uovo.
Tagliate grossolanamente le mandorle.
A questo punto versate un filo di olio sul fondo di una teglia e adagiatevi sopra i carciofi.
Riempiteli del composto, allargandoli leggermente, ed irrorate con succo e polpa di mezza arancia.
Salate leggermente in superficie, oliate leggermente, e fate cuocere in forno per circa 15 minuti, a 200°.
Serviteli caldi o a temperatura ambiente, come antipasto o come secondo vegetariano, accompagnati eventualmente da una dadolata di patate ed un buon bicchiere di bollicine.


sabato 14 febbraio 2015

Bianco su bianco: risotto mantecato con bufala al profumo di caldarroste





Si dice che anche la follia sia una questione di percezione, anche se non sono proprio sicura: potrebbe essere anche una convinzione, per sentirci tutti più o meno "normali".
Preparando questo risotto, ispirato ad un periodo passato, in cui il colore predominante era il nero, ho rievocato una delle mie forme di follia, che mi accompagnò per lungo tempo. 
Negli ultimi anni in cui vivevo con i miei genitori (ormai ne sono passati quindici), passai un periodo in cui, casualmente, sceglievo solamente cibi di colore bianco. 
Per carità, non ho mai negato un buon piatto di pasta al pesto, ma feci caso a questo mio tormento perché, andando a mangiare il gelato, in quel periodo sceglievo solamente gusti dall'aspetto candido. 
Non era da me: nonostante la cura per la mia alimentazione, sono sempre stata sostenitrice della teoria "se si sgarra, lo si fa per bene!". Da sempre quindi i miei gelati avevano i colori e i gusti di frutta secca, gianduia, tiramisù o malaga. 
Me lo fece notare mia madre, che si concedeva spesso, insieme a me, un buon cono artigianale.
Al mio terzo gelato bianco, mi chiese come mai il mio fosse, nonostante i quattro gusti scelti, così monocromatico. Fu da quel momento che iniziai a dare così importanza anche ai colori di ciò che mangio, cosa che ognuno di noi fa, ma a cui spesso non presta attenzione. 
Il bianco in quel periodo mi rassicurava, aveva la funzione di rilassare, coccolare e proteggere, compensando i colori caratteristici delle turbolenze che stavo attraversando. 
Proposi questo risotto ad una cena in cui, gli ospiti, mi chiesero espressamente qualcosa di molto semplice e dal gusto delicato, ma dall'effetto elegante ed allo stesso tempo sofisticato. 
Pochi ingredienti, di qualità eccellente, e cotture brevi: fu un successo. 









Ingredienti per 2 persone:

160 gr riso Acquerello
100 gr ricotta di bufala
4 castagne secche morbide
olio evo qb
sale qb
pepe bianco qb






Scaldate un pentolino con 500 ml di acqua, tre volte il peso del riso. Portate ad ebollizione. 
In una casseruola larga e dai bordi bassi, tostate il riso per qualche minuto, senza alcun grasso. Giratelo spesso con un mestolo di legno, tenendolo a fiamma vivace, ma non fatelo colorire. Vi renderete conto del punto giusto di tostatura perché diventerà traslucido, ma non dovrà dorare. A questo punto abbassate la fiamma e versate tutta l'acqua bollente. Girate una volta e coprite la pentola, tenendo la fiamma al minimo e lasciando cuocere senza girare, per 15 minuti. 
Intanto scaldate un altro bicchiere di acqua. 
Lavorate la ricotta, in una coppetta, fino ad ottenere una crema. 
Tagliate le castagne a lamelle e tostatele in un pentolino, senza alcun grasso ma con un pizzico di sale, finché non saranno leggermente brunite ed avranno il profumo tipico delle caldarroste. 
Trascorso questo tempo, il riso avrà assorbito quasi tutta l'acqua di cottura ed avrà tirato fuori l'amido. Spegnete il fuoco, mantecate con la ricotta e salate il riso. Aggiungete altra acqua, sicuramente sarà necessario perché la ricotta tende a legare molto con l'amido del riso. Spolverate con pepe bianco e mescolate nuovamente. 
Servitelo in piatti abbastanza larghi, in modo che si possa spandere. Guarnite con le castagne, spolverate di pepe bianco ed aggiungete un filo del miglior olio extravergine. 

Con questa ricetta partecipo al contest di Sabrinaincucina, "Regalami un risotto".



lunedì 9 febbraio 2015

Zuppa di porri alla birra, con briciole profumate all'arancia e rosmarino






Ero stata fuori casa una settimana, forse qualcosa in più. Ma i giorni volavano. Entravo in aula la mattina alle 9 e ne uscivo intorno alle 20, stremata mentalmente dalle tante informazioni che mi venivano date a lezione.
Facevo appena in tempo a raggiungere, con i compagni di corso, uno dei ristoranti vicini, non tantissimi nella zona, per mangiare un buon piatto di ciceri e tria (minestra di ceci) o purè di fave e cicorie.
Arrivata in camera, facevo la telefonata della buonanotte e mi abbandonavo, esausta, fra le braccia di Morfeo. 
Sempre la stessa routine, ogni giorno. Lezioni spesso interessanti, a volte meno, che servirono a far volare questo tempo che, prima di partire, sembrava lungo, pensandomi lontana dalla famiglia. 
Inutile parlare della caldissima accoglienza che mi fu riservata, al rientro. 
Fortunatamente l'aereo partì in orario, portandomi a Pisa intorno alle 11. Una volta a casa, Walter (il mio pelosissimo pargolo, di razza persiana) iniziò a correre, come posseduto, per la gioia di avermi rivista, dopo questi giorni passati fuori. 
E così passò praticamente tutto il giorno. Correndo e saltando.
Mi concessi una bellissima giornata di relax, sistemando i vestiti nell'armadio, leggendo qualcosa sul divano, alternando momenti di sonno e veglia. Il maritozzo fece anche la spesa, colmando il frigo di buonissime verdure invernali, pronte per essere cucinate.
Intorno alle 19, un po' presto per i nostri soliti orari, iniziai a tagliare i porri, schivando Walter che saltellava, passando fra le mie gambe o arrampicandosi al grembiule da cucina.
Non mi accorsi della sua assenza, ad un certo punto, per quanto mi stavo rilassando ai fornelli, ma lui aveva preparato tutto per un benvenuto speciale.
Lasciai la cena in cottura e, con un buon bicchiere di vino in mano, mi diressi verso la sala, chiamando il micio.
Mi stava aspettando, nascosto dietro la poltrona, per darmi prova della sua gioia di rivedermi. Fece una parabola, passando dietro il tavolo da gioco, attraversando il tappeto e prendendo lo slancio sul pouf di pelle, per saltarmi addosso con tutto l'affetto che un micione può riservare per la sua padrona.
Esito: spalliera della poltrona bucata dalle sue unghie, utilizzata come blocco di partenza. Pouf in pelle bianca graffiato, perché il piccolo non salta ancora molto, quindi deve darsi una bella spinta per arrivare a me. Tappeto beige, improvvisamente maculato, tendente al rosso Amarone. Pur essendo incavolata, stanca, con la faccia annaffiata di vino e mezza sala da sistemare, non riuscii a fare a meno di strizzarlo fra le braccia, per quanto amore mi dimostrò con quel gesto. 







Ingredienti per 2 persone:

6 porri piccoli
300 ml birra non filtrata
1 patata
2 cucchiai abbondanti di caprino fresco 
1 fetta di pane di segale
1/2 scorza d'arancia
1 stelo di rosmarino
10 grani di pepe rosa in salamoia
acqua calda  qb
sale qb
pepe bianco qb
olio evo qb






Pulite e tagliate i porri a rondelle. Lasciateli qualche minuto a bagno in acqua fredda, per togliere i residui di terra. 
Pelate la patata e tagliatela a dadini di 1/2 cm. 
Fate rosolare i porri e la patata con un filo di olio, in una casseruola per qualche minuto. 
Aggiungete un cucchiaio di acqua calda, per non farli attaccare.
Una volta ammorbidita la verdura, alzate la fiamma e versate la birra, facendola sfumare per un paio di minuti. 
Abbassate nuovamente la fiamma, coprite e lasciate cuocere per circa 20 minuti, aggiungendo altra acqua calda, se necessario. 
In un padellino a parte sbriciolate la fetta di pane nero, aggiungete un filo d'olio, il rosmarino, il pepe rosa e la scorza d'arancia grattugiata. 
Fate rosolare leggermente e togliete dal fuoco. 
Una volta cotta la minestra, regolate di sale e pepe bianco, versandola in due piatti fondi. 
Formate una quenelle di caprino, aggiungete il pane all'arancia e servite molto calda.