martedì 28 ottobre 2014

Torta coccolosa

Daniela mi commissionò questo dolce, in occasione di una cena che avrebbe organizzato a casa sua, per conoscere i futuri suoceri.
Se la cava piuttosto bene ai fornelli, cucina piatti tipici toscani e, devo dire, le vengono davvero deliziosi.
Sui dolci invece fatica un po', riuscendo spesso a portare a tavola cose di poco superiori a una suoletta da scarpe zuccherata.
Corsi in suo aiuto, preparandole una torta che fosse buona, ma allo stesso semplice e dall'aspetto casalingo, così che potesse eventualmente millantare d’averla fatta lei.Ultimamente il tempo a disposizione per me e la mia cucina è diminuito, così pensai di prepararne due, una per lei ed una per me.
Consegnai a Daniela il dolce nel tardo pomeriggio, in modo che potesse organizzarsi al meglio, prima che arrivassero il futuro “maritozzo” (giusto per rimanere in materia di pasticceria), in compagnia dei suoi genitori.
Lasciai anche il mio intonso fino al giorno successivo, riuscendo magicamente a non assaggiarne neanche una fetta. Lo feci di proposito, per aspettare con la giusta carica e curiosità il verdetto degli ospiti che Daniela aveva ricevuto la sera prima. 
Appena alzata, la mattina dopo, feci un ultimo sforzo, guardando nuovamente il dolce, senza però oltrepassare la distanza di sicurezza, oltre la quale sarebbe sicuramente scappato un morsetto sulla glassa.
Passai la mattinata in cucina per un corso, dimenticando per qualche ora telefono e tablet nell'armadietto, ma ricordandomi perfettamente che lei (la torta) era ancora lì ad aspettarmi, per l'assaggio che avrebbe finalmente messo fine alla mia curiosità, nonché placato la mia golosità cronica.
Una volta terminata la lezione su brunoise, dadolate e julienne di verdure, mi diressi nuovamente verso il telefono, notando sul display un messaggio di Daniela: «Ho fatto un figurone amica, adesso però mi devi assolutamente insegnare a farla. La suocera vuole sapere qual'è il segreto!»
Scoppiai a ridere, presupponendo che, se avesse incontrato i gusti dei commensali, sarebbero stati curiosi di conoscere la preparazione.
Le risposi, dicendole che le avrei rivelato quando avrei insegnato lei a farla, solo dopo averne mangiato una grande fetta.
Chiusi il telefono e mi diressi a casa, dove gustai una fetta gigantesca di questa torta, premiandomi per il successo riscosso.








Ingredienti:

250 farina di cocco
4 uova
50 gr farina
200 gr zucchero (io fruttosio)
170 gr yogurt greco
85 gr latte + qb per la glassa
1 bustina di lievito vanigliato
100 gr cioccolato fondente

Rompete le uova in una grande ciotola e montatele con le fruste elettriche, insieme allo zucchero.
Aggiungete la farina di cocco, la farina, lo yogurt e il latte, amalgamando sempre con la frusta.
Aggiungete infine il lievito per dolci, mescolando l'impasto questa volta con un cucchiaio di legno, dal basso verso l'alto.
Foderate il fondo di uno stampo a cerniera con carta da forno e lasciate cuocere per 35-40 minuti a 170°.
Lasciate raffreddare il dolce.
Una volta freddo, sformate il dolce e preparate la glassa.
Sciogliete a bagnomaria il cioccolato con un paio di cucchiai di latte, facendo attenzione che il composto non diventi troppo liquido (altrimenti non rimane stabile finché è caldo).
Una volta ottenuta una crema, versatela sulla torta e lasciate un paio di ore a temperatura ambiente, in modo che la copertura si rapprenda ma rimanga morbida al taglio.
Servite anche il giorno dopo, sarà buonissima!


martedì 21 ottobre 2014

Cous Cous di kamut con cavolfiore speziato

Ottobre è solitamente il mese in cui, verso ora di cena, la casa viene invasa da profumi avvolgenti. Parlo di quegli aromi caldi, rotondi, che portano immediatamente al pensiero immagini di zuppe, stufati, arrosti e risotti. 
Questi piatti ci accompagnano solitamente fino al periodo primaverile, per poi cedere il passo sapori più freschi e frizzanti, adatti a dare il benvenuto alla stagione calda.
... Ma quella è appena finita, per cui, concentriamoci sull'autunno e su episodi di questo periodo.
Cucinai questa portata in una in una insolitamente calda giornata di ottobre, ribaltando completamente quelle che finora erano state le abitudini che la stagione autunnale richiede. 
I minuscoli raggi di sole, che filtravano dalle persiane di camera, lasciavano presagire il bel tempo, e, pur essendo in un periodo abbastanza rilassante, mi alzai di buon ora. 
Mi concessi una soddisfacente colazione, godendo della vista sul parco che la finestra, di fronte al tavolo, mi regalava.
Mi vestiii con una maxi tuta, scarpe da tennis ed uscii, dirigendomi a piedi verso casa di mia madre.
Durante il tragitto la chiamai per assicurarmi che fosse sveglia, e conclusi rapidamente la telefonata per ascoltare il cinguettio degli uccellini che svolazzavano da un albero all'altro, nel viale di casa.
Arrivata da lei si aprì uno scenario tutt'altro che rilassato, ben diverso da quello che avevo percorso, durante il tragitto.
Era già sveglia come un grillo, ma incavolata come una vespa ronzante, dentro ad una cucina ove pareva esplosa una bomba commestibile: farina, zucchero e pezzetti di pasta a brandelli erano sparpagliati ovunque.
Mi aprì la porta lasciando tracce di impasto sulla maniglia (che maglia avesse non era a sapersi, sepolta com'era da vari strati alimentari) 
Prese a travolgermi di domande e risposte (spesso si domanda cose e si risponde prima che qualcun altro lo possa fare. Ha un metodo affinato di soliloqui, per queste cose).
Fra le mille cose dette in preda al delirio, riuscii a capire solo qualcosa del tipo: "Ma quel deficiente che ha scritto 'sto libro di ricette non lo sa che se metto le zollette di zucchero nell'impasto le fruste me le scaraventano addosso?".
Evidentemente il deficiente lo ignorava...
Appena riuscii a trovare una pausa nella sua mitragliata di parole, le chiesi perché mai avesse messo le zollette nell'impasto.
Volete sapere la risposta? 
"Guarda non ti ci mettere anche tu! Leggi! Perché lo chef strapagato milioni di euro ha scritto Zucchero QB, a CUBETTI!"
Scoppiai in una risata così forte da piegarmi con le mani sulla pancia, mentre mia madre continuava a guardarmi a tratti infastidita, a tratti divertita da ciò che lei stessa aveva combinato con quelle zollette di zucchero.
Passammo tutta la mattina a pulire il suo disastro, depennando la passeggiata all'aria aperta, ma concedendoci poi come premio questo buonissimo cous cous.





Ingredienti per 2 persone:

1/2 cavolfiore piccolo
100 gr Cous Cous di kamut
2 cucchiai uvetta 
2 cucchiai di pinoli
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di paprika forte
1/2 cucchiaino di aglio disidratato 
Olio evo qb
Dado vegetale qb
Pepe qb
Prezzolo qb

Pulite e tagliate le cimette del cavolo, lasciandole a bagno in acqua fredda per qualche minuto.
Ammollate in una tazza di acqua calda l'uvetta.
Sbollentate in poca acqua salata le cime di cavolo, ancora meglio se le cuocete al vapore, lasciandole croccanti.
In una larga padella antiaderente tostate i pinoli girandoli spesso, lasciandoli successivamente da parte.
Cuocete il cous cous di kamut secondo le indicazioni della confezione, sostituendo però l'acqua con il brodo vegetale.
Una volta pronto, scaldate un filo di olio nella stessa padella dove avete tostato i pinoli, aggiungete la verdura, l'uvetta sgocciolata, la curcuma, la paprika e l'aglio disidratato. Lasciate saltare per 5 minuti, bagnando con pochissima acqua, se dovesse essere necessario.
Aggiungete il cous cous, il pepe, il prezzemolo tritato e i pinoli, fate saltare un minuto e servite subito. 



lunedì 13 ottobre 2014

Plumcake banana e cocco

Erano anni che desideravo un’esperienza simile.
Con pazienza, costanza e vero desiderio, sono riuscita ad aggiudicarmi questo meraviglioso viaggio.
La Tanzania è un paese dai mille colori, ricchissimo di animali di ogni specie. Senza averla vista non si riesce a capire quanto sia meravigliosa.
Per l’innumerevole quantità di animali che ho avuto occasione di vedere in quei giorni, il paragone che mi è saltato in mente, quando le amiche mi hanno chiesto se avevo visto animali, è stato: “Ho visto animali?! Sembrava di essere alla Notte Bianca!”.
Dalle mie parti, la Notte Bianca è un momento in cui, personalmente, scelgo di “migrare” fuori città, evitando nervosismi inutili dati dal fiume di persone che vi si riversa fino a notte fonda.
Quest’anno è stata organizzata in settembre, momento in cui ero presa da un’altra Notte Bianca, quella colorata ed incredibilmente affascinante degli animali della Savana.
Fra le tante esperienze incredibili (compreso un piccolo incidente in Jeep che ci ha costretti a scendere con due ghepardi che ci guardavano incuriositi, a solo 30 metri di distanza), uno dei momenti della giornata più suggestivi era il tardo pomeriggio, in cui mi perdevo guardando il sole dalla tenda dove alloggiavo, nel parco del Serengeti.
Pur essendo in un campo attrezzato in mezzo alla Savana, non c'era acqua (ci lavavamo con delle specie di buste/flebo che arrivavano da non si sa dove), corrente elettrica (i capelli erano ormai rasta, perché il sole scende presto e la temperatura arriva anche a 5 gradi) e tutte le comodità a cui siamo abituati, il rientro dalla giornata di Safari era sempre un momento in cui venivamo coccolati dallo staff.
Ci accoglievano con salviette bagnate con acqua calda, ci facevano accomodare su sedie comode, avvolgendoci le gambe in una coperta beige e, mentre ci riscaldavamo le mani di fronte ad un grande fuoco circolare (per tenere lontani gli animali feroci), ci servivano dell’ottimo vino rosso del sud Africa, accompagnato dal loro banana bread.
Ho adorato il banana bread ognuno di quei giorni, come ogni gesto di quel rituale, che mi permetteva di non perdere neanche un attimo dei più bei tramonti del mondo.
Rientrata a casa ho voluto risentire quel profumo, quel gusto, che mi ha ricordato un po’ della Mia Africa.





Ingredienti:

200 gr banane mature
2 uova
1 vasetto di yogurt bianco (io magro)
50 gr olio di semi
100 gr miele millefiori
100 gr farina 
100 cocco disidratato
50 gr di crusca di avena
1 bustina di lievito per dolci
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 cucchiaio di fiocchi di avena

Frullate le banane e versatele in una ciotola capiente.
Aggiungete le uova, il miele e sbattete il composto con le fruste.
Successivamente incorporate la farina, la crusca di avena, il cocco e l'olio, continuando a mescolare.
Aggiungete lo yogurt e il lievito, amalgamando il tutto e formando un composto rustico ma omogeneo.
Oliate uno stampo da plumcake, versatevi il composto e cospargete con i fiocchi d'avena e lo zucchero di canna.
Infornate a 180° per 45 minuti, sul piano basso del forno.
Lasciate raffreddare prima di sformare il dolce.

mercoledì 1 ottobre 2014

Marmellata di zizzole

Mi lanciai sull'albero colmo di zizzole appena scesa dall'auto, schivando Johnny che mi stava aspettando a braccia aperte.
A settembre, come tradizione vuole, ci riuniamo tutti alla Marroneta, per il pranzo di rientro dalle vacanze estive. 
Solitamente aspettiamo che l'aria si faccia un po' più fresca, così che il rito della raccolta di fichi, zizzole e castagne (se siamo fortunati) ci faccia passare il weekend senza troppe punture di insetti.
Era ormai passato un mese e mezzo dall'ultima volta che ci eravamo visti, così Johnny pensava che il mio interesse, solitamente rivolto più alla natura che alle persone (nonostante voglia a tutti molto bene), fosse quello di riabbracciarli.
Così non fu: attraversando il parco per arrivare al parcheggio, dove avrei lasciato l'auto per un paio di giorni, fui attratta da un enorme albero così colmo di zizzole che non riuscii a trattenermi dal correre a recuperare una busta per il raccolto.
Ecco che, ridicolizzandomi come mio solito, passai almeno un paio d'ore appiccicata alla pianta, scegliendo i frutti più maturi.
Ne mangiammo parecchie in quella giornata, mentre giocavamo a freccette o durante le sfide a Burraco.
Fortuna volle che una piccola busta rimase in disparte.
Durante la serata, mentre noi ragazze aspettavamo che i maschietti preparassero la brace per il barbecue, trasformai i frutti rimasti in una deliziosa marmellata, che finì la mattina successiva, a colazione.






Ingredienti:

250 gr zizzole
130 gr zucchero
1 cucchiaio di calvados
1cucchiaino di succo di limone

Lavare le zizzole sotto l'acqua corrente, strofinandole bene con le mani.
Con una pinzetta (quella per le sopracciglia va benissimo) togliete il picciolo ad ognuna.
Tritate i frutti finemente e mettete la purea in una pentola.
Aggiungete gli altri ingredienti e fate cuocere per circa 40 minuti mescolando spesso, per evitare che si attacchi al fondo.
Versate in vasetti piccoli, capovolgete e fateli raffreddare prima di conservarli.