giovedì 27 febbraio 2014

Marmellata di pere e cacao amaro


Chi di noi, da bambino, non ha sognato (o addirittura avuto) una casa sull'albero?!
Io ne possedevo una, costruita con gli amichetti del quartiere, in un terreno semicoltivato di proprietà del nonno di uno di loro.
Ricordo che chiesi a mio padre, imprenditore nel settore dell'arredamento, di procurarmi delle assi di legno e dei chiodi molto grandi, perché potessimo costruire la nostra casa sull'albero con l'aiuto del nonno di Pietro.
Abitavamo tutti nel quartiere, affacciati su quella campagna che molto spesso era fonte di ispirazione dei giochi più divertenti. Trafugare pannocchie nei campi o strappare fichi freschi e maturi dagli alberi per una merenda ancor più saporita, erano gesti dal gusto intenso. Così come il giocare a nascondino in piena estate, rimpiattandosi nei fossati seccati dalla calura, che facevano da confine naturale tra un appezzamento e l’altro.
E che dire delle mille sbucciature alle ginocchia, prodotte dal saltare con la bicicletta sulle zolle aride, con conseguenti cadute e relativo sporcarsi da capo a piedi?!
Il nonno di Pietro era uno dei contadini che spesso facevamo arrabbiare, perché il suo campo era spesso depredato da noi bambini, che rovinavamo le colture come provetti barbari, sia dove il lavoro dei campi era evidente, sia dove non c’era seminato. In mezzo ad uno dei suoi prati, c'era un albero gigantesco: non ricordo che pianta fosse, ma mi ricordo la sua maestosità, forse amplificata dai miei occhi di bambina. Aveva una chioma possente, che in alcuni periodi dell'anno era verde e folta.Chiunque avesse pensato ad una casa su un albero, non avrebbe potuto immaginare luogo migliore.
Nonostante fossimo discoli, il nonno di Pietro fu felicissimo di esaudire il nostro desiderio di costruire il nostro "regno" sulla sua pianta, improvvisando una casetta nella quale avremmo passato i nostri pomeriggi, sgranocchiando dolciumi e frutta.
Si trattava di poche assi di legno, quelle che mio padre aveva portato a casa, inchiodate ai rami più robusti dell'albero, come panchine improvvisate. Usammo anche delle coperte e vecchie lenzuola per ricoprire le assi o per realizzare una sorta di pareti, che rendessero il nostro ambiente un po’ più intimo e raccolto.
Avevamo costruito una scaletta (ovviamente sempre di legno), ancorandola al tronco con chiodi e funi, utili nella salita, per non rischiare di cadere.
Il nostro sogno fu così realizzato, con un pizzico d’impegno e tanta inventiva.
Ricordo che passammo un'estate intera sopra quella casetta, parlando, giocando e leggendo giornalini come Topolino o Il Corriere dei Piccoli.
Circa un paio di anni fa, navigando su internet alla ricerca di un regalo per una persona speciale, trovai un agriturismo che aveva a disposizione non una, ma ben due case sull'albero.
Prenotai subito e, anche se con una lista di attesa di circa otto mesi (quasi un parto), riuscii a rivivere quell'emozione d'infanzia.
La casa era bellissima, in cima ad una quercia secolare, all'altezza di circa dieci metri da terra.
Le luci erano soffuse, la casetta tutta in legno. Non c'era la TV e per arrivarci i padroni di casa ci dettero una torcia in prestito. Si godeva di una quiete mai percepita prima.
Fu un'esperienza unica e la colazione, a base di prodotti casalinghi, tutti preparati dalla padrona di casa, fu a base di zabaione, torta margherita, pane in cassetta e una meravigliosa marmellata, che è lo spunto per questo breve racconto.
La ricetta della signora era più cremosa, perché al posto del cacao amaro aveva usato del cioccolato fondente, ma vi assicuro che anche questa versione è altrettanto gustosa. Anzi, forse risulta addirittura più leggera e quindi più adatta ad un uso quotidiano.










Ingredienti:

600 gr pere abate
350 gr zucchero (io fruttosio)
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
1/2 limone spremuto



Sbucciate le pere e tagliatele a tocchetti. Mettetele in una pentola con il succo di limone e lo zucchero e cuocete a fuoco basso, ma con un leggero bollore, per circa 45 minuti.
Frullate la marmellata al minipimer e aggiungete il cacao amaro. 
Fate bollire per altri 5 minuti, fino a che la marmellata raggiungerà la giusta consistenza.
Versatela in barattoli che poi farete raffreddare capovolti e avvolti in un canovaccio asciutto.
Il giorno dopo potrete già gustare questa ottima marmellata, su una buona fetta di pane casereccio.

lunedì 24 febbraio 2014

Gnocchetti alla gianduia con pere e pecorino romano



Il giorno in cui preparai questa squisitezza stavo attraversando un periodo di stress e di stanchezza emotiva particolare. Sembrava che mi fossi infilata, da ormai un tempo troppo lungo, in una lavatrice, durante una centrifuga continua.
Si trattava di cambiamenti, professionali e personali, che stavano alterando la mia tranquillità. La mia “zona di comfort”era molto lontana e stavo sperimentando come, pur trovandomi in luoghi nuovi, sconosciuti, interessanti, ma anche spaventosi (a momenti) avrei potuto ritrovare la mia quotidianità.
In assenza di routine, quella che a volte ci stufa e ci fa sentire insoddisfatti, mi sentivo un po' carente di coccole, di affetto, di cura per me stessa e per il mio cuoricino. Ero troppo presa dalla scoperta di queste nuove zone, questi nuovi territori che mi incuriosivano e all'interno dei quali stavo cercando il mio luogo, il mio rifugio, dove poter ricostruire la mia piccola tana, per sentirmi protetta e al sicuro.
In quel periodo stavo pianificando anche un viaggio in Africa. Era troppo tempo che non mi allontanavo da casa, riassaporare il gusto di conoscere persone, scoprire culture nuove, sapori, colori e luoghi lontani, era un privilegio quasi dimenticato.
Avevo più volte pensato ad un tour attraverso i parchi naturali della Tanzania, ma lo stesso numero di volte c'erano stati imprevisti che avevano fatto svanire quel sogno lontano.
Quella volta avevo la convinzione che nessun altro imprevisto e nessuna persona avrebbe potuto distogliermi dal fare quella esperienza così forte, appagante, così a stretto contatto con la natura e con se stessi.
Una domenica mattina, piuttosto piovosa, avevo passato qualche ora documentandomi su quelle che sarebbero state le tappe del mio tour ma, essendo ancora un po' presto per il pranzo, decisi di coccolarmi sperimentando qualcosa di un po' diverso dal solito.
Mi misi quindi, con la calma e la lentezza tipica delle giornate casalinghe, in cui non si programma niente di niente per il pomeriggio, ad impastare questi gnocchetti, il cui risultato fu a dir poco entusiasmante.










































Ingredienti per 4 persone:

600 gr patate
170 gr farina + quella per la spianatoia
35 gr nocciole tostate
35 gr cacao amaro
2 pere Kaiser piccole
75 gr pecorino romano
burro qb
sale qb
pepe qb



Pelate le patate e tagliatele a tocchetti. Lessatele in abbondante acqua, leggermente salata e lasciatele scolare bene.
Tritate le nocciole tostate e mescolate la polvere ottenuta con la farina e il cacao amaro. Aggiungete 1/2 cucchiaino di sale fino.
Riducete le patate ancora tiepide in purea e aggiungetele alle farine, lavorando poco l'impasto, giusto fino ad ottenere un composto omogeneo.
Formate una palla e tenetela da parte.
Su una spianatoia versate una manciata di farina e ricavate dall'impasto delle piccole palline che farete scorrere sul piano infarinato, fino ad ottenere un cilindro abbastanza sottile. Tagliate gli gnocchetti con un coltello e disponeteli su un vassoio sul quale avrete aperto un canovaccio pulito e messo una spolverata di farina.
Procedete nello stesso modo fino ad esaurire l'impasto, facendo attenzione a non sovrapporli nel vassoio infarinato. Lasciate gli gnocchetti scoperti per farli asciugare.
Pelate le due pere e tagliatele a tocchetti. Saltate i tocchetti in una larga padella con un cucchiaio di burro, regolando di sale e pepe.
Tagliate il pecorino a scaglie e tenetelo da parte.
Lessate per qualche minuto gli gnocchetti in acqua salata e, appena verranno a galla, scolateli con una schiumarola e saltateli in padella, aggiungendo la metà del pecorino.
Saltate gli gnocchetti muovendo la padella, per evitare l'utilizzo degli utensili che romperebbero la pasta, delicatissima.
Impiattate e cospargete con il restante pecorino. 

Un toccasana del genere può rendere felici anche dopo uno tsunami emotivo!

giovedì 20 febbraio 2014

Crema di cannellini al curry con pesto di zucchine e semi di zucca

Recentemente ho trovato sul web una foto incredibilmente interessante. Era un’immagine in bianco e nero, ritraente un vecchio signore, piuttosto sdentato, con il mento molto sporgente, il viso rugoso e un'espressione sorridente, quasi giocosa. Era vestito da Braccio di Ferro.
Non era, però, un Braccio di Ferro a caso: era proprio quel Braccio di Ferro, quello che vedevo ogni domenica da piccola, al parco giochi dove mi portava mio padre. 
Vendeva zucchero filato e frutta secca, aveva una bancarella ambulante, che stava stabilmente al luna park del litorale pisano, ma che per le fiere e i patroni della provincia si spostava con la sua baracchina.
Per i bambini era incantevole osservare le espressioni e la mimica di questo pittoresco individuo, che corrugava la fronte e fumava la pipa, proprio come il personaggio dei cartoni animati. 
C'era una fila incredibile: i bambini stazionavano per un tempo interminabile di fronte alla bancarella, dove il vecchio Popeye esibiva i tatuaggi (probabilmente finti) che raffiguravano ancore e altri simboli marinari. Muoveva le sopracciglia a cenno di intesa coi piccoli che stavano guardando e faceva roteare il bastoncino di legno per servire montagne di zucchero filato e noccioline.
Quando andavamo al luna park, la sosta da Braccio di Ferro era obbligatoria. E lì io e mio padre prendevamo il nostro "solito": per me una montagna di zucchero filato (al tempo c'era solo bianco) e per lui un sacchetto di "seme", come si chiamano in Toscana, intendendo i semi di zucca, che piacevano molto anche a me.
Una volta fatto rifornimento potevamo passeggiare per il luna park, in attesa di terminare la nostra merenda, prima di salire sulle giostre.
Quando ho visto questa foto, ho ricordato quella bancarella, quei pomeriggi e, alla prima occasione, sono passata a comprare dei semi di zucca, per riassaporare il gusto di quei tempi.
Ho così preparato una pietanza vegetariana, colorata. Il gusto dolce e delicato delle zucchine e dei cannellini (abbinato al curry e alla sapidità dei semi) rende questa vellutata molto molto particolare.







Ingredienti per 1 persona:

70 gr fagioli cannellini secchi
400 gr acqua
1 zucchina piccola
25 gr parmigiano grattugiato
1 e 1/4 spicchio di aglio
dado vegetale qb (io dado Bimby)
sale qb
curry qb
olio evo qb
10 gr semi di zucca



Tritate i fagioli, ancora secchi e disidratati, fino ad ottenere una farina.
Tagliate la zucchina a julienne e mettetela in un colino con un pizzico di sale grosso, avendo cura di adagiarvi un piatto sopra, per farle perdere l'acqua di vegetazione.
Adagiate lo spicchio di aglio e un filo di olio in una casseruola, fate soffriggere leggermente. 
Aggiungete la farina di cannellini, che farete tostare leggermente, aggiungete l'acqua e il dado, lasciando appena bollire per 20 minuti circa.
Se necessario aggiungete altra acqua, fino ad ottenere una crema. 
Preparate il pesto, inserendo nel boccale del minipimer il 1/4 di spicchio di aglio, il parmigiano grattugiato, un filo di olio e una spolverata di pepe. Frullate e lasciate da parte.
Omogeneizzate la crema di cannellini, togliendo prima lo spicchio di aglio, con un minipimer.
Componete il piatto, versando in un piatto la crema di fagioli, al centro il pesto di zucchine. 
Terminate con una spolverata di curry, i semi di zucca e un filo di olio evo a crudo.

lunedì 10 febbraio 2014

Broccolo romanesco aranciato con capperi e speck croccante

La settimana scorsa mi è capitato di avere un giorno libero dal lavoro: quasi un miracolo.
Approfittando del momento tutto per me, ho iniziato la giornata con una passeggiata al mercato settimanale, che ha fatto riaffiorare un sacco di dolci ricordi.
Il mercato è una cosa che “da grande” ho occasione di frequentare pochissimo, a causa dell’attività lavorativa, che non mi permette spesso di avere mattinate libere. Mi concedo quindi di visitarlo soprattutto durante il periodo Natalizio, perché viene fatto anche di Domenica, oppure in quelle rare occasioni in cui riesco a non sprofondare nella miriade di fogli e cartelle che ho sulla scrivania.
E' un'esperienza che ogni volta mi fa rievocare l'infanzia , per i colori, i profumi, le voci confuse dei mercanti ambulanti e i conoscenti che rincontri a distanza di anni, chiedendomi se vivo ancora lì, con mia madre, oppure mi sono trasferita.
Il profumo speziato degli arrosti, quello dolce e zuccherato dei bomboloni fritti, il forte aroma dei formaggi e dello stoccafisso che vendono a tranci.
I fruttivendoli e i pescivendoli gridano per richiamare l'attenzione alla migliore offerta del giorno mentre di fronte ai banchi di abbigliamento a stock le signore rovistano fra centinaia di maglie colorate, sollevando in aria quelle da loro scelte per l'acquisto.
Approfittando di questa giornata ho comprato un pò di prodotti della gastronomia locale, qualche pecorino, un po' di olive, frutta e verdura.
Vedere gli ortaggi nelle cassette di legno, come una volta, mi invoglia molto all'acquisto, perché regala un po' la sensazione che siano stati coltivati e raccolti dalla stessa persona che è dietro al banco. E' come se, vedere quella verdura così disposta, la rendesse più genuina.
Ho comprato quindi delle splendide arance e un broccolo romanesco, talmente bello che prepararlo mi sembrava un delitto.
Mi sono regalata un pranzetto leggero, ma molto gustoso, derivato direttamente dal mio mercato d'infanzia.











Ingredienti per 2 persone:

1 arancia bio
1 broccolo romanesco piccolo
100 gr speck
1 cucchiaio di capperi in salamoia
olio evo qb
sale qb
pepe qb




Pulite il cavolo, cercando di mantenere intatte le cime. Sbollentatelo in poca acqua leggermente salata oppure, ancora meglio, cuocetelo al vapore, mantenendo intatte le proprietà nutritive e la consistenza piuttosto croccante.
Quando le cime saranno cotte, passatele leggermente sotto l'acqua fredda, per mantenere il loro colore vivo.
Lavate a affettate l'arancia sottile, tenendo da parte le due fette più esterne.
Tagliate le due fettine esterne a piccoli triangoli, che non userete per guarnire il piatto, per fare una vinaigrette.
La vinaigrette è la classica salsa di accompagnamento per insalate, composta emulsionando olio, sale e pepe con una componente acidula, di solito l'aceto o il limone. In questo caso ho usato l'arancia.
Inserite i triangoli di arancia in un barattolo con i capperi, l'olio, il sale e il pepe. Agitate il barattolo chiuso finché il colore del succo all'interno risulterà omogeneo.
Rendete croccante lo speck adagiando le fette sottili su un padellino antiaderente rovente, girandole spesso, per qualche minuto. 
In alternativa potete renderle croccanti azionando alla massima potenza il microonde, per un paio di minuti.
Componete il piatto sistemando le fette di arancia sul fondo,  costruitevi sopra una piccola supola con le piccole cime di broccolo cotte e condite con la vinaigrette. Per ultima cosa disponete a piacere le fette di speck croccanti, intere o spezzate, sull'insalata di cavolo, gustandola ancora calda.